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Paolo Rossi, cinque anni fa ci lasciava Pablito

Nella notte tra il 9 e 10 dicembre del 2020 il mondo apprendeva della morte di Paolo Rossi. Il capocannoniere del mondiale 1982, l’ “hombre del partido” di una notte magica in Spagna, un campione la cui popolarità ha raggiunto vette elevatissime anche fuori da quelle che allora erano le traiettorie abituali della passione calcistica. Era l’immagine dell’Italia nel mondo, di lui parlavano ovunque, taxisti colombiani e soldati cinesi, infermieri del Ghana e bambini della striscia di Gaza: merito, certo, di quei sei gol in tre partite nell’estate del 1982 (3 al Brasile, 2 alla Polonia e uno alla Germania in finale) che fecero riversare in strada un Paese intero, felice di festeggiare un successo mondiale atteso 44 anni e di chiudere la stagione triste degli Anni di piombo. Ma frutto, quell’affetto trasversale, anche di una classe calcistica superiore, di un’intelligenza indiscutibile, di quel sorriso che facilitava i rapporti umani con tutti: un autentico campione della porta accanto. A dare notizia della morte del campione, che aveva 64 anni e da tempo lottava con una brutta malattia, è stata la moglie Federica Cappelletti. “Per sempre”, aveva scritto pubblicando sul social network una foto di lei col marito. Una carriera da brivido, metafora vivente di un calcio che non cesserà mai di sorprendere.

Il ricordo di Pablito è su La Nazione.

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