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La famiglia che vive nel bosco e la riflessione che stimola

Paola Giacomoni sulla newsletter Appunti di Stefano Feltri commenta il caso della famiglia che vive nei boschi dell’Abruzzo.

Dobbiamo considerare la scelta della famiglia nel bosco abruzzese alla stregua di un esperimento integralista che non può avere successo, la rappresentazione di un tentativo di vita alternativa troppo ideologico per poter essere praticato davvero anche dai pochi che lo scelgono?

Io penso che questa vicenda possa esserci utile non nella sua specificità: una soluzione si troverà e la cosa finirà presto nel dimenticatoio.

Possiamo invece considerarla come una sorta di favola capace di raccontare lo scontento profondo che accompagna il nostro modo di vita a cui tuttavia non vorremmo rinunciare, le difficoltà del vivere urbano di cui tuttavia siamo innamorati, i mali che porta con sé assieme ai privilegi a cui siamo affezionati.

La loro scelta annulla uno dei due lati dell’ambivalenza e mostra che aspirare a stili di vita diversi abita comunque le nostre menti. In fondo, è una scelta “invidiabile” proprio perché astratta e assoluta, e per questo capace di mostrare che vivere in modo diverso è possibile e che la nostra vita di oggi non è una prigione o un destino.

Non possono essere un modello né l’indicazione di una strada concreta per la vita dell’umanità oggi, ma senz’altro possono farci capire che è possibile e necessario cambiare il nostro rapporto con la natura, almeno perché come specie umana, come homo sapiens, ne facciamo parte.

Non tanto per cercare un’inesistente natura vergine o per riavvicinarci alla Madre Terra, ma pensando alla necessità di una nuova alleanza con la natura e una nuova comprensione della nostra relazione con lei come specie umana.

In questo senso casi come questi sono utilissimi perché mostrano che prospettive diverse sono possibili e che proprio perché enormi cambiamenti sono in atto, i suggerimenti al nuovo anche anomali, anche impraticabili, sono preziosi.

Se ci fanno comprendere che siamo parte della natura, che non è né il paradiso perduto da riconquistare ma nemmeno una semplice risorsa da sfruttare che diamo per scontata.

Le scelte irregolari indicano spesso vie nuove da percorrere, anche al di fuori dei miti.

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