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Calcio e calciatori di altri tempi, se n’è andato il funambolico Ezio Musa

Angelo Di Rosa

Il calcio romantico ha perso un’altra sua leggendaria icona. Un funambolo del gol che ha incantato ed affascinato  intere generazioni di tifosi di provincia a cavallo fra gli anni Settanta ed Ottanta. 

Sì perché Ezio Musa, scomparso a 76 anni il 4 dicembre scorso  a Fiuggi (dove risiedeva da quando aveva smesso di giocare facendo il postino)  è stato nel suo ruolo di aletta sinistra vecchio stampo, un mito ed un interprete straordinario del calcio più bello, quello delle emozioni sui campi italici di B e C. 

Il Breriano dio Eupalla lo aveva dotato di tecnica sopraffina, di estro, genio e sfrontatezza. E la musa delle arti accompagnava le sue mirabolanti giocate. 

 Capelli lunghi da hippy al vento caracollava – come scrivevano i cronisti di allora – sul campo in velocità saltando con i suoi dribbling ubriacanti i difensori avversari come birilli e costringendoli al fallo da rigore se non lo fermavano beccandosi il cartellino giallo o rosso prima che entrasse in area. 

Un diavolo di 1,68 centimetri travestito da calciatore, Ezio Musa da Castelguelfo il paesino del Bolognese dove era nato e dove aveva mosso i primi passi calcistici (Nel Baracca Lugo e nelle giovanili del Siena) di una carriera che lo ha portato ad attraversare l’Italia da Nord a Sud. Solbiatese e Rovereto le prime esperienze importanti che lo hanno portato alla ribalta in C, per poi approdare all’Alessandria dove fu tra i protagonisti della vittoria della Coppa Italia di C nel ’72-’73. Il tecnico Pippo Marchioro ne assecondò il libero e puro talento ed i tifosi del Moccagatta si deliziarono prima di vederlo andare a malincuore all’Arezzo nel calciomercato autunnale del 1973. 

Anche in amaranto Musa ammaliò tutti con i suoi numeri firmando 9 gol in B e giocando in coppia con Lucio Mujesan. Ezio 

nell’Ottobre  ’74 fece ancora le valigie e con la sua Porsche dall’eccentrico color arancione raggiunse Messina. Fu il colpo a sensazione sul .mercato dei rinforzi autunnale del presidente giallorosso Gulletta e i giornali di quel tempo lo definirono subito “Mister 150 milioni” tanto era costato infatti il suo cartellino alle casse biancoscudate.

In riva allo Stretto si presentò subito da big realizzando al debutto su punizione dal limite dell’area il gol del successo al Granillo nello storico derby contro la Reggina. E così divenne subito il beniamino del vecchio mitico stadio Giovanni Celeste. 

L’idolo di noi tredicenni tifosi pronti a sognare ed esultare per i suoi giochi di prestigi. Come quando attorniato da almeno un paio di avversari, dalla bandierina del calcio d’angolo all’improvviso si districava in  velocita’ riuscendo ad entrare in area e costringendo al fallo da rigore l’ultimo incredulo e preoccupato difensore. Sempre lui entrò negli annali di un derby di Coppa Italia di C quando fece. ammattire i difensori reggini ed in seguito alle   numerose espulsioni la squadra amaranto rimase senza il numero minimo legale in campo e la gara fu sospesa. 

Messina (Ci torno’ in D nel 1977-1978) rimase nel cuore di Musa e Musa rimarrà per sempre nel cuore dei tifosi messinesi e non. Addio Campione in bianco e nero di provincia d’altri tempi. Addio Campione in bianco e nero di provincia d’altri tempi. E grazie per averci fatto, con la tua bellezza calcistica, emozionare e divertire.

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