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Per Calenda il pericolo della guerra è sempre più concreto ma si fa finta di non vederlo

«Siamo prigionieri di una discussione pubblica assolutamente non adatta ai tempi. Non si è capito che situazione stiamo vivendo. O forse non si vuole capire». Carlo Calenda, leader di Azione, secondo lei che situazione stiamo vivendo? «Il periodo più drammatico dal 1945. Ieri ufficialmente è stata rotta l’Alleanza atlantica. In contemporanea ci è stato chiesto di prendere in carico la Nato a partire dal 2027. Tutto davanti ad attacchi russi sempre insistenti e violenti» risponde, intervistato da Alessandra Arachi sul Corriere della Sera di domenica 7 dicembre. Sta tratteggiando un quadro molto fosco. «Il rischio di guerra è concreto. Putin vuole fare un attacco dimostrativo, il suo intento è far vedere che la Nato non esiste più e che la volontà dei Paesi europei di difendersi è uguale a zero. E deve sbrigarsi a farlo». La fretta di Trump è dovuta al quadro politico degli Stati Uniti? A novembre ci saranno le elezioni di Midterm. «Esattamente. Se dovessero vincere i democratici la possibilità di Putin di poter contare su Trump si ridurrebbe in maniera significativa». Cosa possiamo fare noi contro il pericolo degli attacchi di Putin? «Tenerlo impegnato sul fronte ucraino, più a lungo possibile. Faccio per questo un appello sia a Giorgia Meloni sia a Elly Schlein». Quale appello? «Di entrare in un’ottica emergenziale per una difesa europea. Trump ha scritto un documento dove mette nero su bianco la disarticolazione dell’Europa e i leader europei hanno fatto finta di niente». Quale sarebbe la sua strategia europea se avesse il potere di intervenire? «Direi a Giorgia Meloni e al cancelliere tedesco Merz di sentirsi e organizzare una risposta a Trump. Sono i leader più forti in Europa in questo momento». Quale risposta? «Prima di tutto di anticipare il passaggio di consegne della parte convenzionale della Nato all’Europa prima del 2027». 

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